Siamo indignate da quanto accaduto in Senato. Le modifiche apportate hanno, di fatto, svuotato il Disegno Di Legge Cirinnà dei più elementari tratti di civiltà.
Questa nuova veste renderà la qualità della vita di tutte le persone gay e lesbiche, addirittura peggiore di prima: eravamo ignorate/i, ora siamo negate/i, eravamo “diverse/i”, ora siamo inferiori e con meno diritti. Per legge!
Il Coordinamento Lesbiche Romane considera questa legge appena approvata, una monca esibizione di eguaglianza sociale che allontana il nostro Paese, ancora una volta e forse una volta di troppo, dall’Europa.
Continuiamo ad essere ostaggio del clericalismo diffuso ed aberrante, trasversale alle parti politiche presenti in Parlamento. È chiaramente evidente quanto le affermazioni “a caldo” del Ministro Alfano sottolineino chi, in realtà, abbia portato a casa la vera vittoria. Il suo appoggio in cambio della mancata rivoluzione contro natura.
In un paese come il nostro, dove si parla continuamente di “famiglia” e di “tutela”, sembra quasi assurdo che non si comprenda quanto accanirsi contro la possibilità di adottare il figlio del o della partner, di fatto neghi i diritti a bambini già nati. Lo riteniamo uno sfregio diretto non soltanto alle vite delle cittadine e dei cittadini lesbiche e gay, ma alla democrazia tutta.
Si è sfiorato il ridicolo con “l’obbligo di fedeltà” da ultimo stralciato in extremis per le unioni civili, ma saldamente considerato come base essenziale dell’istituto matrimoniale. Considerando che in un paese come il nostro esistono 70.000 prostitute censite che erogano nove milioni di prestazioni sessuali a pagamento ogni anno, con buona pace delle “normali” donne italiche, nessun matrimonio dovrebbe avere scampo… La nostra valutazione non può non tenere conto anche dello sconcio del turismo sessuale e della violenza sulle donne costantemente e continuativamente perpetrata dai sani maschi eterosessuali.
Non sopportiamo più questa doppia morale, la pretesa di imporre stili di vita che solo gli altri sono tenuti a seguire. È inaccettabile lasciar credere che questa legge renda i cittadini tutti uguali perché, nei fatti, continua a sussistere la realtà che alcuni siano più uguali di altri.
Vogliamo un paese dove si possa vivere liberamente la propria vita seguendo desideri personali, vogliamo un paese laico in grado di confrontarsi, vogliamo continuare a credere che sia possibile la convivenza tra differenze, vogliamo considerare ricchezza ciò che ci differenzia.
Il 5 marzo saremo in piazza per rivendicare il nostro diritto di essere altro.
Coordinamento Lesbiche Romane